Il 52° Rapporto Censis è sempre un momento per fare il punto sul capitolo “Comunicazione e media”, su come gli italiani usano gli strumenti di informazione. Facebook in calo del 9% come strumento di informazione, ma resta, insieme a YouTube, il social network più usato dagli italiani. Cresce Instagram, 26,7% e 55,2% tra i giovani. Twitter è in calo al 12,3%.
Continuiamo la nostra rassegna per fare il punto sul 2018, sempre dal punto di vista della comunicazione e da come gli italiani hanno usato i social media per comunicare e informarsi. Ed oggi è la volta del 52° Rapporto Censis relativamente al capitolo “Comunicazione e media”, un momento in cui si fa il punto sul modo in cui gli italiani hanno usato i mezzi di informazione per tenersi informati. Noi, come sempre, cercheremo di dare più spazio su quello che è il nostro ambito di interesse, cioè internet e i social media, ma non mancheremo di dare altri spunti che il prezioso rapporto di quest’anno fornisce.
Facebook in calo come strumento per informarsi
Il Rapporto Censis ci mette di fronte al fatto che Facebook, come strumento di informazione, è in calo: in un anno perde il 9%, anche se resta comunque uno degli strumenti più usati. In particolare, Facebook perde il 15,8% degli utenti a scopi informativi tra gli under 30 (dal 48,8% al 33%). Non è stato certamente un anno facile per la piattaforma di Mark Zuckerberg, lo scandalo di Cambridge Analytica ha sicuramente influito su questo dato. E Facebook resta ancora uno degli strumenti principali attraverso cui gli italiani si informano, insieme a ai telegiornali che crescono del 5% in un anno (dal 60 al 65%). Su questo tema torneremo poi più avanti.
Gli italiani che usano internet passano dal 75,2% al 78,4%, con una crescita del 3,2% rispetto al 2017 e del 33,1% dal 2007. Gl italiani che utilizzano gli smartphone salgono dal 69,6% al 73,8% (con una crescita annua del 4,2%, mentre ancora nel 2009 li usava solo il 15% della popolazione). Gli utenti dei social network aumentano dal 67,3% al 72,5% della popolazione. Continuano ad aumentare gli utenti di WhatsApp (il 67,5% degli italiani, l’81,6% degli under 30), mentre più della metà della popolazione fa ricorso ai due social network più popolari: Facebook (56%) e YouTube (51,8%).
Cresce in maniera notevole Instagram, che arriva al 26,7% di utenza (e al 55,2% tra i giovani), mentre Twitter scende al 12,3%.
La televisione, nell’anno che ormai sta volgendo al termine, ha registrato una leggera flessione dei telespettatori, determinata dal calo delle sue forme di diffusione più tradizionali (la tv digitale terrestre e la tv satellitare si attestano, rispettivamente, all’89,9% e al 41,2% di utenza tra gli italiani: entrambe cedono il 2,3% di pubblico nell’ultimo anno), mentre continuano a crescere la tv via internet (web tv e smart tv possono contare su una utenza del 30,1%, +3,3% in un anno) e la mobile tv (che è passata dall’1% del 2007 all’attuale 25,9% di spettatori, con un aumento del 3,8% nell’ultimo anno).
La radio continua a rivelarsi all’avanguardia all’interno dei processi di ibridazione del sistema dei media: complessivamente, i radioascoltatori sono il 79,3% degli italiani. Ma se la radio tradizionale perde 2,9 punti percentuali di utenza (oggi al 56,2%), come l’autoradio (il 67,7% di utenza, -2,5% rispetto allo scorso anno), la flessione è compensata però dall’ascolto delle trasmissioni radiofoniche via internet con il pc (lo fa il 17% degli italiani) e soprattutto attraverso lo smartphone (con una utenza al 20,7%, +1,6% rispetto allo scorso anno).
Ritornando per un momento sugli strumenti che gli italiani usano per informarsi, il rapporto Censis rileva che il calo coinvolge anche altre piattaforme, quindi YouTube (-5,3%), Twitter (-3%) e la rete in generale (i motori di ricerca hanno perso il 7,8% di utenza a fini informativi). Nello specifico, abbiamo già visto Facebook, i motori di ricerca passano dal 25,7% al 16,5% (-9,2%), YouTube dal 20,7% al 17,6% (-3,1%), Twitter dal 10,6% al 3,9% (-6,7%).
Politica e social media, il giudizio degli italiani è positivo
Non manca, all’interno del Rapporto Censis, un accenno al grande tema attuale dell’uso dei social media da parte dei politici. Ebbene, il 47,1% reputa l’uso che ne fanno i politici come positivo. Il 16,8% ritiene che siano preziosi, perché così i politici possono parlare direttamente, senza filtri, ai cittadini. Il 30,3% pensa che siano utili, perché in questo modo i cittadini possono dire la loro rivolgendosi direttamente ai politici. Invece, il 23,7% crede che siano inutili, perché le notizie importanti si trovano nei giornali e in tv, il resto è gossip. Infine, il 29,2% è convinto che siano dannosi, perché favoriscono il populismo attraverso le semplificazioni, gli slogan e gli insulti rivolti agli avversari.
Gli italiani e lo smartphone
Interessante momento dedicato poi al grande tema dell’uso dello smartphone da parte degli italiani, tema che qui ci limitiamo ad accennare ma che meriterebbe un serio approfondimento. Il Censis rileva che il 59,4% degli italiani che possiedono un cellulare evoluto dichiara che, invece di telefonare, preferisce inviare messaggi per comunicare. Il 50,9% controlla le notifiche del telefono come prima cosa al risveglio o come ultima prima di andare a dormire. Il 48,4% controlla le previsioni meteo nel corso della giornata. Il 30,1%, invece di digitare sulla tastiera, invia messaggi vocali. Un’altra piccola ossessione quotidiana riguarda il rapporto con la memoria. Il cellulare diventa una «protesi» utile ai nostri ricordi e alle nostre conoscenze, al punto che il 37,9% degli utenti, quando non ricorda un nome, una data o un evento, si affida alle risposte della rete per fugare ogni dubbio. E il 25,8% non esce di casa senza portare con sé il caricabatteria del cellulare.
Gli italiani e i problemi dell’era digitale
Altro spunto interessate del Rapporto è quello relativo a quale tipo di problemi possa dare vita l’era digitale che stiamo vivendo. E questo comporta l’uso che si fanno degli strumenti digitali che non sono diretti responsabili, come spesso si crede, dell’insorgere di problematiche. La classifica dei principali problemi dell’era digitale secondo gli italiani riflette una visione molto individualistica, prevalentemente centrata su di sé e sull’impatto negativo che le tecnologie digitali possono eventualmente avere sul proprio vissuto quotidiano. Per il 42,5% il problema numero uno è la diffusione di comportamenti violenti, dal cyber-bullismo alle diffamazioni e intimidazioni online. Al secondo posto, il 41,5% colloca il tema della protezione della privacy. Segue il rischio della manipolazione delle informazioni attraverso le fake news (40,4%) e poi la possibilità di imbattersi in reati digitali, come le frodi telematiche (35,5%). Solo a grande distanza vengono citati problemi di sistema, come l’arretratezza delle infrastrutture digitali del nostro Paese e l’inadeguatezza dei servizi online della pubblica amministrazione (14,9%), oppure le minacce all’occupazione che possono venire da algoritmi, intelligenza artificiale e robotica (10,5%).
[…] dell’utenza registrato nell’ultimo anno (9 punti percentuali in meno tra il 2017 e il 2018). Il 20,7% si informa consultando i motori di ricerca e l’11,9% guardando video su YouTube. […]