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Social media e adolescenti, è arrivato il momento di decidere

La tragedia in Francia e l’iniziativa di Macron riaccendono sull’età minima per accedere ai social media. Tra divieti, educazione all’uso delle piattaforme e salute mentale, l’UE è chiamata a decidere. E a farlo in fretta.

Si torna a parlare del rapporto tra adolescenti e piattaforme digitali, tra giovani e social media. E purtroppo, ancora una volta, lo si fa in seguito a eventi tragici. L’attenzione in questi giorni è puntata su quanto accaduto in Francia, mentre alcuni hanno provato a collegare anche la recente tragedia avvenuta in Austria. Ma al momento, va detto chiaramente, non ci sono evidenze che leghino direttamente quel fatto all’uso dei social.

Il caso francese e l’intervento di Macron

Diverso è il caso francese, che ha riportato in primo piano la discussione sul legame tra uso delle piattaforme digitali e fragilità adolescenziale. A rilanciarlo è stato direttamente il presidente Emmanuel Macron, intervenuto in modo netto e deciso dopo l’ennesimo episodio di violenza in ambito scolastico.

Un ragazzo di 14 anni ha aggredito e ucciso, con una violenza inaudita, una bidella nella scuola che frequentava. La donna stava controllando lo zaino del ragazzo. Una prassi. Ma la reazione del giovane è stata tanto brutale quanto incomprensibile.

Di fronte a questo fatto, Macron ha annunciato l’intenzione di introdurre una legge nazionale che vieti l’accesso ai social media ai minori di 15 anni. Insieme al ministro per il Digitale, ha rivolto un ultimatum all’Unione Europea: se entro tre mesi non verrà adottata una norma comune, la Francia procederà autonomamente. Una posizione netta, che riaccende un dibattito già esistente ma spesso eluso.

Social media e adolescenti, è arrivato il momento di decidere
Social media e adolescenti, è arrivato il momento di decidere

Un grande problema che si è acuito con la pandemia

Questa discussione non nasce oggi. Già prima della pandemia c’erano segnali evidenti, ma è stato durante i lunghi mesi di isolamento che il digitale è diventato l’unico spazio possibile per studiare, lavorare, comunicare. Un’accelerazione improvvisa che ha portato benefici, certo, ma anche squilibri che oggi si manifestano con forza.

Nel 2021, lo ricorderete, il Wall Street Journal pubblicò documenti interni di Meta – i cosiddetti “Facebook Papers”, che dimostravano come Instagram fosse ritenuto pericoloso, soprattutto per le ragazze adolescenti.

La piattaforma alimentava un senso costante di inadeguatezza, spingendo a rincorrere modelli estetici irraggiungibili, associati a una forma distorta di approvazione sociale. Il risultato? Un aumento della pressione psicologica e un impatto diretto sulla salute mentale.

Oggi, a distanza di anni, Instagram prova a ricalibrare il proprio approccio.

Tra maggio e giugno 2025 ha lanciato una campagna rivolta all’Unione Europea, chiedendo che la verifica dell’età degli utenti avvenga già nei negozi digitali, App Store e Google Play, prima ancora del download.

L’obiettivo dichiarato è quello di evitare dichiarazioni d’età fittizie e garantire un accesso più responsabile.

L’UE potrebbe partire dal DSA

Ma questo è solo un pezzo del problema. Perché in Europa esiste già il Digital Services Act, entrato in vigore nel 2022, che impone obblighi di trasparenza alle piattaforme. Tuttavia, non prevede ancora un sistema chiaro e vincolante per la verifica dell’età. E così, mentre alcuni Paesi come Francia, Spagna, Grecia e Danimarca cercano di armonizzare gli interventi, a livello europeo manca ancora un’azione realmente coordinata.

Social media e adolescenti, caso Australia 

C’è poi il caso dell’Australia, che ha adottato una delle normative più radicali: dal 2025 vigerà il divieto di accesso ai social media per i minori di 16 anni. Una legge chiara, che prevede sanzioni fino a 50 milioni di dollari australiani per le piattaforme che non si adeguano. Anche qui, la spinta è arrivata da un’opinione pubblica sempre più consapevole dei rischi a cui sono esposti i più giovani.

Ma è davvero il divieto la soluzione definitiva?

No. E serve dirlo con chiarezza. Vietare, da solo, non basta. Occorre educare. Occorre formare. Occorre accompagnare i ragazzi verso un uso più consapevole e responsabile dei media digitali. Serve dare loro gli strumenti per riconoscere e gestire la pressione che deriva da un’esposizione costante ai contenuti e ai giudizi degli altri.

Istruzioni e attenzione all’uso più forte dei divieti

Stiamo parlando di effetti concreti: calo dell’attenzione, reazioni emotive eccessive, incapacità di gestire frustrazioni e situazioni complesse.

Tutti elementi che pesano enormemente sulla crescita personale, e che possono portare, come purtroppo abbiamo visto, a conseguenze gravi, talvolta irreparabili.

Su questo dovrebbe riflettere la politica. Ed è qui che le istituzioni devono agire, non con reazioni di pancia, ma con strumenti efficaci e coerenti. Perché il problema è reale, ed è sempre più grande.

Oggi è il momento delle decisioni. Decisioni che devono mettere al centro il benessere dei nostri ragazzi. Basta inseguire like, basta inseguire l’effimero. Perché l’effimero scompare. Ma i nostri figli restano. E la loro salute mentale conta più di qualsiasi algoritmo.

Franz Russo
Franz Russo
Franz Russo, fondatore, nel 2008, del blog InTime, ho collaborato con grandi aziende nazionali e internazionali, come consulente per strategie di comunicazione e come divulgatore. Da sempre impegnato nella comunicazione digitale, cerco di unire sempre una profonda passione per l’innovazione tecnologica a una visione olistica dell’evoluzione dei social media e degli strumenti digitali. Il mio percorso professionale in questo campo, iniziato nel 2007, è stato caratterizzato da un costante impegno nel raccontare e interpretare i cambiamenti nel panorama digitale. Il mio approccio si basa su un mix di analisi strategica, creatività e un profondo impegno per il racconto e la divulgazione.
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