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Trump rinvia ancora la decisione su TikTok, ecco perché

Trump firma una nuova proroga per TikTok. L’app di ByteDance potrà operare negli Stati Uniti fino al 17 settembre, con protezione legale completa. Vediamo insieme il perché di questa scelta e cosa comporta.

Come anticipato qualche giorno fa dalla portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, l’amministrazione Trump ha dato il via ad una nuova proroga di 90 giorni a ByteDance, la società cinese proprietaria di TikTok, per completare la cessione delle attività statunitensi della piattaforma.

Con questo annuncio, il termine inizialmente fissato per il 19 giugno slitta nuovamente, fissando la nuova scadenza al 17 settembre 2025. Si tratta della terza estensione consecutiva da parte della Casa Bianca in meno di sei mesi.

Una decisione che da un lato permette alla piattaforma di respirare ancora; ma dall’altro apre un fronte di critiche sul piano politico e normativo, alimentando un clima di incertezza attorno alla complessa questione di TikTok negli Usa.

Una nuova proroga, tra tattica e ambiguità

La proroga è stata confermata dalla portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt e formalizzata il 20 giugno 2025, con un nuovo ordine esecutivo firmato da Trump.

Nel testo si stabilisce che TikTok potrà continuare a operare fino al 17 settembre senza subire alcuna azione punitiva, né da parte delle autorità federali né da parte di soggetti statali o privati.

Il Dipartimento di Giustizia ha ricevuto istruzioni chiare. E quindi, fino a quella data, nessun provvedimento potrà essere intrapreso contro ByteDance o TikTok in relazione alla legge firmata nel 2024.

Nei fatti, l’applicazione della norma è sospesa completamente, almeno per i prossimi tre mesi.

Trump rinvia ancora la decisione su TikTok, ecco perché
Trump rinvia ancora la decisione su TikTok, ecco perché

L’importanza strategica di TikTok per Trump

TikTok conta oggi oltre 170 milioni di utenti negli Stati Uniti e rappresenta, a tutti gli effetti, uno dei principali canali di comunicazione digitale per il pubblico più giovane. E non solo.

Trump, che durante la campagna presidenziale del 2024 ha puntato proprio sulla capacità di raggiungere questa fascia di elettorato, sembra consapevole del rischio politico di una chiusura forzata della piattaforma.

Ma c’è anche il risvolto del ruolo di TikTok per le piccole e media imprese americane che grazie alla piattaforma cinese hanno creato spazi commerciali, in alcuni casi, vitali.

La scelta di rinviare ancora non appare solo tecnica, ma profondamente tattica. Infatti, garantisce tempo per eventuali trattative di vendita, ma soprattutto permette di conservare attivo un canale strategico di comunicazione, evitando strappi in un momento politicamente delicato.

La legge sulla sicurezza nazionale, approvata con ampio consenso bipartisan nell’aprile 2024, prevedeva inizialmente che ByteDance cedesse TikTok entro 270 giorni, con la possibilità di un’unica proroga di 90 giorni.

Dopo una prima estensione al 19 aprile e una seconda al 19 giugno, quella di oggi rappresenta la terza proroga, e molti osservatori iniziano a parlare apertamente di una sorta di svuotamento della legge.

Alcuni membri del Congresso, in particolare tra i democratici, hanno espresso forti perplessità. La ripetizione degli ordini esecutivi, secondo loro, mina la credibilità dell’impianto normativo e crea un precedente pericoloso.

Se una legge così chiara può essere aggirata per decreto, quale sarà il limite nei prossimi casi?

Nessuna vendita di TikTok all’orizzonte

Nonostante il tempo guadagnato, la cessione di TikTok non appare proprio all’orizzonte. Le trattative con potenziali acquirenti americani, tra cui gruppi tecnologici e investitori privati, si trovano ancora in fase interlocutoria.

Le difficoltà non sono solo politiche. La Cina ha imposto paletti normativi che rendono complicata la vendita degli algoritmi alla base della piattaforma, e le autorità statunitensi hanno sollevato dubbi antitrust su alcuni dei soggetti interessati all’acquisto.

ByteDance, da parte sua, non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali negli ultimi giorni, e il rischio concreto è che il rinvio sia solo un modo per guadagnare tempo, senza una reale prospettiva di chiusura dell’operazione.

Una sospensione senza precedenti

L’aspetto più rilevante dell’ordine esecutivo firmato oggi è la sospensione totale dell’applicazione della legge. Significa che, non solo il governo federale, ma anche stati e cittadini privati non potranno avviare alcuna azione legale contro TikTok fino al 17 settembre.

Una clausola che segna un cambio di passo rispetto alle precedenti proroghe, e che mostra chiaramente la volontà di Trump di congelare completamente lo scontro normativo in corso.

Nel frattempo, la piattaforma continua a operare, i contenuti continuano a circolare e gli investimenti pubblicitari non si sono fermati.

Ma il clima resta sospeso, in attesa di un chiarimento che, per ora, viene ancora una volta rimandato.

La strategia di Trump: ritardare e prendere tempo

L’impressione, ormai sempre più diffusa, è che Trump non voglia risolvere davvero il nodo TikTok, ma preferisca mantenerlo aperto come leva politica.

Concedendo proroghe continue, infatti, evita il peso di una decisione definitiva, mantiene un rapporto funzionale con una parte rilevante dell’elettorato Usa e, al tempo stesso, può continuare a rivendicare una posizione di fermezza verso la Cina.

È una strategia che consente di gestire il problema senza chiuderlo, lasciando aperte tutte le opzioni in vista dei prossimi mesi. Una posizione in un equilibrio precario tra diplomazia, campagna elettorale e tutela del consenso.

La proroga concessa da Trump a TikTok — ora formalizzata e completa di protezione legale fino al 17 settembre — è solo l’ultimo atto di una vicenda che si trascina da oltre un anno e che continua a mescolare comunicazione, geopolitica, tecnologia e diritto.

TikTok resta operativa, ma in uno scenario sempre più sospeso, dove nessuna soluzione è definitiva e dove ogni decisione, più che rispondere a un principio, sembra seguire una convenienza.

Nei prossimi mesi scopriremo se questa nuova finestra sarà davvero usata per costruire una via d’uscita oppure se ci troveremo, ancora una volta, di fronte all’ennesimo rinvio.

Franz Russo
Franz Russo
Franz Russo, fondatore, nel 2008, del blog InTime, ho collaborato con grandi aziende nazionali e internazionali, come consulente per strategie di comunicazione e come divulgatore. Da sempre impegnato nella comunicazione digitale, cerco di unire sempre una profonda passione per l’innovazione tecnologica a una visione olistica dell’evoluzione dei social media e degli strumenti digitali. Il mio percorso professionale in questo campo, iniziato nel 2007, è stato caratterizzato da un costante impegno nel raccontare e interpretare i cambiamenti nel panorama digitale. Il mio approccio si basa su un mix di analisi strategica, creatività e un profondo impegno per il racconto e la divulgazione.
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