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Il sorpasso di Google su OpenAI a tre anni dal lancio di ChatGPT

Tre anni fa OpenAI lanciava ChatGPT. E tre anni dopo, un articolo del Financial Times e i dati Similarweb fotografano un cambio di scenario che nessuno avrebbe immaginato. Google sorpassa OpenAI e Altman dichiara “code red”.

Tre anni fa, esattamente il 30 novembre 2022, OpenAI lanciava ChatGPT introducendo a tutti la IA Generativa. In cinque giorni raggiunse un milione di utenti, esattamente il 5 dicembre 2022.

In due mesi arrivò a cento milioni di utenti attivi mensili, una velocità di crescita mai vista prima per nessuna piattaforma digitale.

Per capire la portata di quel fenomeno, basta un veloce confronto: TikTok ha impiegato 9 mesi per raggiungere 100 milioni di utenti, Instagram due anni e mezzo, Facebook quattro anni e mezzo. ChatGPT ha polverizzato ogni record, diventando il simbolo stesso dell’intelligenza artificiale generativa accessibile a tutti.

Con questi numeri ChatGPT è entrato in un club ristrettissimo, quello dei colossi digitali che hanno trasformato il modo in cui le persone interagiscono con la tecnologia. E lo ha fatto in soli tre anni, con una crescita che non ha precedenti nella storia di internet.

Eppure in questi giorni, mentre si celebra il terzo anniversario di quel lancio storico, il Financial Times pubblica un’analisi che fotografa una realtà completamente diversa: il dominio incontrastato di OpenAI starebbe avvertendo la pressione dei competitor. E questa non è una previsione, è già nei dati.

Il sorpasso di Google su OpenAI a tre anni dal lancio di ChatGPT
Il sorpasso di Google su OpenAI a tre anni dal lancio di ChatGPT

Il grafico di Similarweb che mostra il sorpasso

Partiamo da un dato concreto. Similarweb, una delle fonti più affidabili per l’analisi del traffico web, mostra l’evoluzione del tempo medio per visita sui tre principali chatbot AI: ChatGPT, Gemini di Google e Claude di Anthropic.

A ottobre 2025, Gemini ha raggiunto un picco di 7,5 minuti per visita. ChatGPT si attesta intorno ai 6,5 minuti. Claude rimane stabile sui 6 minuti.

Ora, non stiamo parlando di numero di utenti, dove ChatGPT mantiene ancora il vantaggio assoluto con 800 milioni di utenti settimanali contro i 650 milioni mensili di Gemini. Stiamo parlando di coinvolgimento, quindi di engagemente. Ossia di quanto tempo le persone investono, in termini di tempo e attenzione, effettivamente usando questi strumenti.

E qui la differenza si fa interessante. Il tempo per visita misura la qualità dell’interazione, non solo la curiosità iniziale. Significa che gli utenti trovano ragioni concrete per restare, che le risposte reggono conversazioni più lunghe, che il valore percepito giustifica l’investimento di attenzione.

La rimonta di Google su OpenAI

E qui è utile fare un passo indietro.

Un anno fa molti analisti avevano messo in discussione gli sforzi di Google nell’AI generativa. Il lancio disastroso di Bard, gli errori nelle demo pubbliche, la paura che ChatGPT cannibalizzasse il motore di ricerca, la novità che potesse addirittura mettere in crisi l’impero Google.

Poi è successo qualcosa. La svolta è arrivata quest’anno, con la conferenza Google IO di maggio. Google ha presentato una serie di aggiornamenti convincenti, ha mostrato muscoli tecnologici che erano rimasti nascosti, ha dimostrato di avere una strategia integrata.

E poi è arrivato Nano Banana, il tool di editing fotografico con AI che è diventato virale durante l’estate. Sembra un dettaglio, ma non lo è: ha portato l’app mobile di Gemini da 400 milioni di utenti mensili a maggio a 650 milioni a ottobre.

La settimana scorsa Google ha lanciato Gemini 3, il suo ultimo modello di linguaggio. E, secondo le valutazioni tecniche, Gemini 3 ha superato GPT-5 di OpenAI su diversi benchmark chiave. Ha ottenuto miglioramenti nel processo di training che hanno eluso OpenAI negli ultimi mesi.

Marc Benioff, CEO di Salesforce, ha scritto su X: “Ho usato ChatGPT ogni giorno per tre anni. Ho appena passato due ore su Gemini 3. Non torno indietro. Il salto è folle, sembra che il mondo sia cambiato di nuovo.”

Il vantaggio infrastrutturale di Google

Ma qual è il vero vantaggio di Google? La risposta sta nell’approccio “full stack”, come viene definito.

Google ha addestrato Gemini 3 usando i propri chip personalizzati, le Tensor Processing Unit. Non ha dovuto dipendere dai costosissimi chip Nvidia che il resto dell’industria AI deve comprare, spesso con lunghe liste d’attesa.

Koray Kavukcuoglu, chief technology officer di DeepMind, lo spiega al Financial Times: “Essere in grado di connettersi con consumatori, clienti, aziende a quella scala è qualcosa che possiamo fare grazie all’approccio full stack integrato che abbiamo.

E questo approccio include: chip proprietari, il motore di ricerca dominante al mondo, l’infrastruttura cloud di Google Cloud, gli smartphone Android, YouTube, Gmail. Un ecosistema completo dove integrare l’AI in miliardi di touchpoint già esistenti con gli utenti.

Il risultato? La capitalizzazione di mercato di Alphabet si sta avvicinando ai 4 trilioni di dollari per la prima volta.

Il sorpasso di Google su OpenAI a tre anni dal lancio di ChatGPT
Il sorpasso di Google su OpenAI a tre anni dal lancio di ChatGPT

La scommessa impossibile di OpenAI

E OpenAI? OpenAI è sotto pressione come mai prima.

Sam Altman, il CEO, ha inviato un memo interno allo staff già prima del lancio di Gemini 3. Il contenuto? “Dovremo restare concentrati attraverso la pressione competitiva a breve termine. Aspettatevi che le vibes là fuori siano difficili per un po’.” Il memo è stato riportato da The Information. E ora capiamo perché.

Sam Altman dichiara “code red”, cosa significa

Ma le “vibes difficili” sono diventate qualcosa di più concreto. Lunedì 2 dicembre 2025, appena tre giorni fa, Altman ha dichiarato uno stato di allerta interno. The Information riporta che il CEO ha inviato un nuovo memo ai dipendenti dichiarando “code red”: tutte le risorse devono concentrarsi sul miglioramento di ChatGPT di fronte alla crescente minaccia competitiva di Google e altri concorrenti AI.

Nel memo, Altman annuncia che altre iniziative, inclusa l’introduzione della pubblicità in ChatGPT, verranno ritardate per concentrarsi sul prodotto core.

L’ironia della situazione è evidente. L’analisi del codice della versione beta Android di ChatGPT (1.2025.329) mostra che il sistema pubblicitario è già pronto: ci sono riferimenti espliciti a “ads feature”, “search ad”, “search ads carousel” e “bazaar content”. OpenAI ha persino assunto oltre 600 ex dipendenti Meta, molti dei quali specializzati proprio in advertising.

La posizione di Altman sulla pubblicità è cambiata radicalmente nel tempo. Nel 2024 l’aveva definita “particolarmente inquietante” e una soluzione da “ultima spiaggia”. A giugno 2025 aveva ammorbidito il giudizio: “Non sono totalmente contrario. Penso che gli annunci su Instagram siano piuttosto interessanti.”

Ma proprio ora che tutto è tecnicamente pronto per lanciare gli ads, Altman dichiara “code red” e li rimanda. Ecco la pressione competitiva di Google, considerata come una minaccia che richiede di mettere in pausa tutto il resto, inclusa una fonte di ricavi già pronta.

Eppure il problema della monetizzazione resta urgente. OpenAI ha impegnato 1,4 trilioni di dollari nei prossimi otto anni per la potenza di calcolo. Ha stretto accordi enormi con Nvidia, Oracle, AMD, Broadcom. Un investimento che è ordini di grandezza superiore ai ricavi attuali dell’azienda.

Per finanziare questo progetto, i partner devono usare debito. Si tratta di una scommessa molto rischiosa per qualsiasi azienda.

OpenAI e gli ingenti investimenti

Ma il problema più grande è un altro. OpenAI deve trovare flussi di cassa sufficienti per sostenere quella scala di investimento. E al momento il modello di business non li garantisce.

Secondo le analisi finanziarie più recenti, OpenAI non ha una strada chiara verso la redditività fino al 2030 e necessiterebbe di oltre 207 miliardi di dollari aggiuntivi per sostenere i suoi sviluppi tecnologici.

L’azienda crede di poter attrarre centinaia di milioni di abbonati paganti a ChatGPT nei prossimi anni. Ma il piano a breve termine per generare più ricavi passa attraverso la pubblicità, qualcosa che ora viene rimandato proprio per rispondere alla pressione competitiva.

Il punto è che questo li porta dritti in un mercato già saturo, dominato da Meta e Alphabet. ChatGPT non ha ancora scalfito il dominio di Google nel mercato pubblicitario. E sta solo iniziando a integrare pubblicità e funzionalità di shopping nel chatbot.

Alcuni esperti dicono che OpenAI si è estesa troppo. Nell’ultimo anno hanno lanciato nuovi prodotti a ritmo frenetico: strumenti di programmazione automatizzata, l’app video Sora.

“OpenAI si sta disperdendo troppo,” dice un partner di un venture capital della Silicon Valley. “È impossibile per loro fare tutto bene.”

Anthropic, il terzo incomodo

E poi c’è Anthropic. Fondata nel 2021 da ex membri di OpenAI, sta raccogliendo un nuovo round di finanziamento che dovrebbe valutarla oltre 300 miliardi di dollari.

Claude, il chatbot di Anthropic, è rimasto nell’ombra rispetto al successo di massa di ChatGPT. Ma il focus storico di Anthropic sulla sicurezza dell’AI ha aiutato a creare uno strumento più affidabile per i clienti corporate, sostengono i suoi investitori. E i loro strumenti di coding sono considerati tra i migliori.

Anthropic vede il suo business in grande crescita in questo momento. Mentre OpenAI inseguiva i numeri assoluti di utenti consumer, Anthropic ha lavorato sul valore per cliente, sulla stabilità, sull’affidabilità.

La fase di maturazione della IA Generativa

Tre anni dopo il lancio di ChatGPT, il mercato dell’AI generativa sta uscendo da quella che era la fase pionieristica. Oggi non basta più essere stati i primi. Siamo nella fase di maturazione. Serve infrastruttura. Serve integrazione. Serve sostenibilità economica.

OpenAI adesso deve dimostrare che la sua scommessa da 1,4 trilioni ha senso economico, non solo tecnologico.

Come abbiamo visto, il tempo che le persone investono usando questi strumenti conta. L’engagement conta. E quel grafico di Similarweb lo racconta chiaramente: il sorpasso è già avvenuto.

Certo, concentrarsi sul coinvolgimento al momento è la strada quasi obbligata da seguire ma non è detto che sia quella giusta. L’esperienza delle piattaforme digitali è lì che ce lo dimostra chiaramente. Il rischio di snaturare perdendo di vista l’obiettivo è praticamente dietro l’angolo.

[L’immagine di copertina è stata realizzata da Franz Russo usando il modello di IA Generativa Gemini 3 – Nano Banana]

Franz Russo
Franz Russo
Franz Russo, fondatore, nel 2008, del blog InTime, ho collaborato con grandi aziende nazionali e internazionali, come consulente per strategie di comunicazione e come divulgatore. Da sempre impegnato nella comunicazione digitale, cerco di unire sempre una profonda passione per l’innovazione tecnologica a una visione olistica dell’evoluzione dei social media e degli strumenti digitali. Il mio percorso professionale in questo campo, iniziato nel 2007, è stato caratterizzato da un costante impegno nel raccontare e interpretare i cambiamenti nel panorama digitale. Il mio approccio si basa su un mix di analisi strategica, creatività e un profondo impegno per il racconto e la divulgazione.
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