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Cos’è Bluesky e cosa vuole fare Twitter per il futuro dei social media

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Jack Dorsey, CEO e co-fondatore di Twitter, ha annunciato nei giorni scorsi l’avvio, e il finanziamento, di un progetto chiamato Bluesky che avrà il compito di realizzare un piattaforma “libera e decentralizzata”. L’idea è quindi quella di trasformare Twitter in un protocollo, simile a Mastodon che esiste già dal 2016.

Sarà stato il viaggio in Africa a stimolarlo oppure l’idea di fare qualcosa che abbracciasse la blockchain. Sta di fatto che Jack Dorsey, CEO e co-fondatore di Twitter, ha espresso, qualche giorno fa, in una serie di tweet, quella che è la sua idea sul futuro della piattaforma. E cioè, trasformarla in un protocollo. Nel suo annuncio, e ragionamento, Dorsey fa riferimento al progetto Bluesky, un progetto che si basa sull’idea di una piattaforma “libera e decentralizzata”, che Twitter sta finanziando direttamente e che dovrebbe essere, al momento, composto da cinque persone. Ovviamente diventeranno di più se le cose proseguiranno.

Ma perché Twitter dovrebbe mettere su un progetto come Bluesky? Qual è il fine?

twitter bluesky social media protocollo

Innanzi tutto, come già detto in altre occasioni, ci troviamo di fronte al periodo in cui, forse, bisognerebbe ripensare i social media per come li conosciamo e usiamo oggi. Il pensiero di Dorsey, per altro molto condivisibile, è quello di creare una piattaforma libera e decentralizzata, quindi indipendente, per permettere a chiunque di usare i social media come protocollo, come strumenti che ognuno di noi può usare liberamente. Per rendere l’idea in maniera più esplicita, Twitter diventerebbe una sorta di protocollo simile all’e-mail. Per inviare un tweet non ci sarà più bisogno di avere l’app, ma basterà un client con cui creerò il mio account (@handle) e poi gestirò i messaggi, quelli ricevuti e inviati, come avviene con la posta elettronica.

Ma il pensiero di Dorsey forse guarda più in direzione della blockchain, suo pallino ormai da un po’ di tempo, si è parlato molto di una eventuale moneta elettronica legata a Twitter e anche legata a Square, l’altra sua società di pagamenti elettronici.

Al momento si tratta solo di una idea, il progetto è stato appena lanciato e si prevede che possa servire anche degli anni per arrivare ad una forma di piattaforma che diventa, quindi un protocollo.

Nella lunga serie di tweet, Dorsey spiega che questa strada potrebbe essere quella che permetterebbe una gestione più diretta, senza ritrovarsi, come accade adesso, invasi da fake news, contenuti di odio e di violenza, bot di ogni tipo. Ed è proprio questo il punto per cui, forse, è arrivato il momento di ripensare i social media per come li abbiamo conosciuti finora.

Se questa idea dovesse prendere piede, anche Facebook potrebbe diventare un protocollo, anzi di più. Si potrebbe avere un client che mi permetterebbe di scegliere se inviare un tweet o un post su Facebook, o altro ancora. Una comunicazione quindi del tutto scollegata dalla piattaforma.

Ecco a questo mira Jack Dorsey.

Ma, attenzione, perché siamo sicuri che anche a voi che siete arrivati fin qui, non sarà sfuggita, come hanno già fatto notare in tanti, che questa idea in realtà già esiste e si chiama Mastodon. Del resto, quando Twitter era in piena crisi, si parlò già qualche anno fa di trasformarla in qualcosa che somigliasse a quel modo di fare social media. E infatti Mastodon, il cui fondatore è Eugen Rochko, non ha perso l’occasione di rispondere direttamente a Dorsey, sottolineando come l’intento di Twitter sia quello di “costruire un protocollo che riesca a controllare, come fa Google con Android“. In pratica Twitter creerebbe un suo protocollo per raccogliere dati sugli utenti, questa è la risposta di Mastodon.

Certo, Dorsey conosce bene Mastodon, solo che, al di là di quelle che possono essere le critiche, e anche in assenza di altri dettagli, ha posto al centro un problema e indicato una sorta di via d’uscita. Perché, al di là di quelli che possono essere gli sforzi, apprezzabili, per contrastare fake news, bot, contenuti d’odio e via discorrendo, il problema difficilmente verrà risolto alla radice. E Jack Dorsey lo ha ammesso pubblicamente.

Per il momento, ci fermiamo qui, in attesa di capire quali saranno i prossimi passaggi e i dettagli di tutta questa operazione che ci vede tutti molto interessati e tutti coinvolti. E ci sembrava utile mettere in evidenza qualche punto, senza entrare per forza in tecnicismi poco comprensibili al momento, per cercare di capire di cosa si sta parlando. Sperando di aver fatto cosa utile per tutti voi.

E, se volete, fateci sapere cosa ne pensate.

Franz Russo
Franz Russo
Franz Russo, fondatore, nel 2008, del blog InTime, ho collaborato con grandi aziende nazionali e internazionali, come consulente per strategie di comunicazione e come divulgatore. Da sempre impegnato nella comunicazione digitale, cerco di unire sempre una profonda passione per l’innovazione tecnologica a una visione olistica dell’evoluzione dei social media e degli strumenti digitali. Il mio percorso professionale in questo campo, iniziato nel 2007, è stato caratterizzato da un costante impegno nel raccontare e interpretare i cambiamenti nel panorama digitale. Il mio approccio si basa su un mix di analisi strategica, creatività e un profondo impegno per il racconto e la divulgazione.
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