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Facebook e la fuga dei giovani, sempre più attratti dal visual content (anche effimero)

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Per Facebook gli ultimi due anni non sono stati esaltanti, soprattutto per quanto riguarda le fake news, il Russia Gate. Una crisi siagata da Wired con un’inchiesta, mostrando un malconcio Mark Zuckerberg in copertina, e anche, contemporaneamente, dai dati di eMarketer che mostrano la fuga dei più giovani dalla piattaforma. Ci siamo concentrati su quest’ultimo aspetto e abbiamo chiesto un parere a Riccardo Scandellari.

Facebook ha compiuto da poco 14 anni, è stato fondato proprio nel 2004, ed è arrivato ad essere oggi il social network con il più alto numero di utenti registrati, 2,1 miliardi di utenti registrati complessivamente, numeri che nessun’altra piattaforma è in grado (ancora) di raggiungere. Eppure, anche per Facebook non sono mancate le difficoltà in questi anni, soprattutto negli ultimi due, quelli caratterizzati dal fenomeno incontrollato delle fake news e dal successivo “Russia Gate“, strettamente collegato alla diffusione delle notizie false.

Negli ultimi due giorni l’indagine di Wired, che mostra in copertina un malconcio Mark Zuckerberg, e un’indagine di eMarketer, che mette in evidenza la fuga degli utenti più giovani dalla piattaforma, hanno messo in luce tutte le difficoltà che la società di Zuckerberg ha patito in questi due anni.

facebook giovani utenti fuga

Mantenendo ferma quell’immagine di Zuckerberg, quello su cui vorremmo concentrarci è proprio la fuga degli utenti più giovani. I dati di eMarketer parlano chiaro. Facebook lo scorso anno ha perso quasi il 10% degli utenti 12-17 anni, più o meno 1,4 milioni di utenti. Nel complesso, però, le stime di eMarketer rilevano che 2,8 milioni sono gli utenti che hanno abbandonato la piattaforma nel 2017 nella fascia d’ età sotto i 25 anni e altri 2,1 milioni di utenti, sempre con un’età inferiore ai 25 anni, li perderà entro quest’anno.

Un calo che sembrerebbe giovare a Instagram e a Snapchat, due piattaforme da sempre molto gradite ai più giovani. Infatti, sempre i dati di eMarketer prevedono che la piattaforma per immagini di proprietà di Facebook crescerà del 13%, raggiungendo negli Usa 105 milioni di utenti, mentre Snapchat dovrebbe crescere del 9%, raggiungendo 86,5 milioni di utenti.

Insomma, Facebook comincia ad essere meno usato dai più giovani che, invece, sono alla ricerca di piattaforme forse più dinamiche, più creative.

Restando sempre in questo filone, se ricordate lo scorso anno avevamo pubblicato una ricerca di Blogmeter, molto interessante, che vi illustrava le piattaforme più usate e quelle meno usate dagli utenti social media italiani. Ebbene, se da un lato la ricerca evidenziava che Facebook rimanesse la piattaforma più usate, dall’altro si metteva in risalto anche che “gli utenti con un’età compresa tra i 15 e i 17 anni, dichiarano inoltre di dedicare più tempo a Instagram e YouTube“. Si tratta quindi di una tendenza generale, non limitata solo agli Usa.

A questo proposito, abbiamo chiesto un parere a Riccardo Scandellari, esperto di comunicazione, formatore e blogger che tutti conosciamo, nello specifico gli abbiamo chiesto se davvero i giovani non trovano più Facebook così attraente, oppure stanno diventando più attenti, alla ricerca di piattaforme in grado di soddisfare le loro esigenze?

riccardo scandellari facebook
Riccardo Scandellari

Non credo che la presenza dei genitori su Facebook sia l’unica causa. Vedo nelle giovani generazioni una maggiore predisposizione per i contenuti video e fotografici, il testo scritto appartiene alle persone dai 24 anni in poi, queste hanno maggiore dimestichezza con la parola scritta. Le stories sono contenuti in cui i ragazzi non rischiano nulla, non rimangono disponibili per le ricerche di genitori, insegnanti e (in futuro) i recruiter. Il video è il loro linguaggio in cui possono mostrare più che dimostrare, possono sperimentare e creare la distanza dai linguaggi “vecchi”, hanno come modello di riferimento YouTube e non la TV. Per loro apparire in video è normale, cool e meno impegnativo. Poi, qualora esagerassero, dopo 24 ore tutto viene cancellato. Riccardo Scandellari

Ecco, quella che evidenzia Riccardo Scandellari è proprio una differenza del linguaggio che caratterizza le giovani generazioni, più propense alla forma di contenuto video, quindi al visual content. Una caratteristica che spiegherebbe meglio questa “fuga da Facebook” dei più giovani che si spostano verso piattaforme che fanno del contenuto visivo la propria ragion d’essere.

Questo è un dato che certamente non metterà in difficoltà Facebook che, nonostante tutto, continuerà a crescere ancora, negli Usa quanto in altri paesi, ma è indicativo di come, per i giovani, la scelta dello strumento venga determinata dalla tipologia del contenuto che questa permetta di usare. Un approccio diverso rispetto a quelle delle generazioni “più anziane”, che spesso inseguono la piattaforma lasciandosi trasportare dalle caratteristiche che offre.

E voi che ne pensate?

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Franz Russo Blogger, Digital Strategist
Franz Russo, fondatore, nel 2008, del blog InTime, ho collaborato con grandi aziende nazionali e internazionali, come consulente per strategie di comunicazione e come divulgatore. Da sempre impegnato nella comunicazione digitale, cerco di unire sempre una profonda passione per l’innovazione tecnologica a una visione olistica dell’evoluzione dei social media e degli strumenti digitali. Il mio percorso professionale in questo campo, iniziato nel 2007, è stato caratterizzato da un costante impegno nel raccontare e interpretare i cambiamenti nel panorama digitale. Il mio approccio si basa su un mix di analisi strategica, creatività e un profondo impegno per il racconto e la divulgazione.
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2 Commenti

  1. […] Facebook esce da due anni che, al di là dei risultai fiscali molto buoni, sono stati molto difficili: fake news e ingerenze russe sulle elezioni Presidenziali americane non hanno giovato all’immagine del Social Network. Se a questo ci aggiungiamo anche la fuga dei giovani, diretti verso social più “privati” e più visuali, il quadro non è per nulla buono. L’analisi di Franz Russo in questo articolo. […]

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giovedì, 18 Aprile, 2024

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