Per la prima volta LinkedIn diventa la piattaforma preferita dai Social Media Manager, superando Instagram. L’indagine francese 2025 riporta anche Facebook a chiudere il podio. In crescita TikTok. Ecco tutti i dati.
Per la prima volta LinkedIn diventa la piattaforma più importante per i Social Media Manager. Non è un titolo a effetto, è il dato che apre l’indagine 2025 del Blog du Modérateur, realizzata insieme a Iconosquare e all’IIM Digital School, su un campione di 844 professionisti attivi in Francia tra il 24 giugno e l’11 agosto 2025.
Un sorpasso che racconta un cambio di paradigma, se vogliamo. LinkedIn non è più soltanto un luogo di networking, ma diventa sempre più luogo di strategie editoriali, investimenti e conversazioni non solo professionali.
E questa direzione ha riflessi anche per quanto riguarda il nostro paese.
I social che contano nel 2025
Gli intervistati hanno valutato l’importanza delle principali piattaforme nel proprio lavoro. La classifica completa è questa:
- LinkedIn 74%
- Instagram 71%
- Facebook 56%
- TikTok 29%
- YouTube 20%
- Pinterest 12%
- X 10%
- Threads 6%
- Snapchat 5%
- Twitch 5%
- Bluesky 4%.
Da questa classifica si evince che quasi tre su quattro considerano LinkedIn importante per il proprio lavoro. Instagram si piazza al secondo posto ma resta vicinissimo e continua a essere forte sul pubblico giovane e sui formati.
Facebook, dato per superato tante volte, si conferma terzo. E questo perché ha base utenti ancora molto grande e variegata. Diciamo che è ormai una piattaforma generalista. Ricopre un ruolo importante, quindi, per le campagne pubblicitarie.
TikTok cresce ma rimane, per ora, un gradino sotto quando la domanda è “quale piattaforma è davvero importante per il tuo lavoro?”.
YouTube arretra leggermente, mentre per X continua la discesa. La ricerca ricorda che nel 2022 Twitter era “importante” per il 40% dei SMM, mentre nel 2025 scende al 15% e, nella classifica di importanza, è indicato al 10%.
Una situazione che finisce per spingere ad emergere piattaforme come Bluesky, anche se ancora poco diffuse.

Social media, chi avanza e chi arretra
Sulle dinamiche di crescita percepite le risposte convergono: TikTok è citato dal 56% come piattaforma “in progressione”, LinkedIn dal 50%, Instagram dal 45%.
Sul fronte opposto, le piattaforme digitali in calo sono le stesse dell’anno precedente. Infatti, Facebook in calo del 56%, X 50%, Snapchat 22%.
Nel caso di Facebook pesano soprattutto la moderazione più debole e l’aumento di contenuti generati da IA che riducono qualità e impatto nel feed.
Su X ha inciso la gestione post acquisizione e la perdita di credibilità che molti professionisti segnalano come freno alla pianificazione.
Contenuti organici: LinkedIn avanti, Instagram perde reach
Dando un’occhiata ai risultati organici, il podio è stabile. E infatti notiamo LinkedIn 36%, Instagram 32%, Facebook 20%.
Quasi la metà del campione preso in esame, però, dichiara di aver osservato una riduzione della reach su Instagram (49%).
È una tendenza già emersa in altre rilevazioni e che obbliga a ripensare format, cadenza editoriale e commistione tra contenuti e sponsorizzazioni.
Dietro il terzetto di testa si collocano TikTok al 7% e YouTube al 3% per performance organica.
La ricerca francese riporta un dettaglio utile sulle Stories, che restano un formato chiave per stimolare interazioni. L’81% dei SMM le utilizza e, dentro questo universo, il 92% delle Stories viene pubblicato su Instagram. Facebook segue al 70% anche per effetto del cross-posting, mentre TikTok è citato all’11%.

Pubblicità, Meta resta la casa delle sponsorizzazioni
Dal punto di vista della pubblicità, Instagram è usato per campagne dal 81% e Facebook dal 80% del campione. Poi arrivano LinkedIn 31%, TikTok 20%, YouTube 14%. In termini di resa, Facebook continua a essere indicato come il canale più efficace per i risultati a pagamento dal 45% degli intervistati, in calo di 5 punti, seguito da Instagram al 31%, in crescita di 3 punti.
Interessante la dinamica dei budget. Il 42% dichiara una spesa annua almeno pari a 1.000 euro in social ads. Per il 36% il budget è cresciuto rispetto al 2024, per il 16% è diminuito (era il 13% l’anno precedente).
Aumenta anche l’autonomia nella gestione: il 49% afferma di gestire interamente i budget pubblicitari, era il 47% un anno fa. Due segnali che raccontano maturità operativa e un maggiore controllo interno sulle performance.
Il Video si conferma il formato del 2025
Oltre il 90% dei professionisti pubblica video.
Nella distribuzione per piattaforma guida Instagram all’81%, seguita da Facebook al 73% (in crescita rispetto al 71% del 2024), da LinkedIn al 60% con un +7 punti, e da TikTok al 42% con un +4.
YouTube è l’unica piattaforma in lieve calo rispetto al 2024 (–2 punti), ma resta comunque utilizzata dal 50% dei CM. Il video, dunque, si consolida come linguaggio mainstream in ogni ecosistema, con LinkedIn che accelera e riconfigura feed e abitudini di fruizione anche in chiave B2B.
Influencer marketing: potenziale ancora inespresso
Solo il 32% dei community manager dichiara di lavorare con creator e influencer. Eppure il 76% ha un budget dedicato. La ripartizione è utile per comprendere la scala degli investimenti: 21% tra 100 e 1.000 euro annui, 34% tra 1.000 e 10.000, 12% tra 10.000 e 50.000, 4% tra 50.000 e 100.000, 5% oltre 100.000.
Le piattaforme più usate per le campagne di influenza confermano la supremazia di Instagram all’87% (in calo di 4 punti), con TikTok al 45% in crescita di 3 punti.
Seguono Facebook 22% (–2), YouTube 16% (–4), blog o sito del creator 12% (–3), LinkedIn 8% (+1), Twitch 4% come new entry, X 1% (–4).
È un quadro che evidenzia come l’influencer marketing stia cambiando e, allo stesso tempo, come LinkedIn inizi a ritagliarsi uno spazio anche in questo ambito, coerente con la sua evoluzione verso un social media a tutto tondo.
La logica dell’algoritmo del proprietario
Il punto non è soltanto chi sta davanti in classifica.
È la logica che guida le scelte dei professionisti. LinkedIn oggi consente di lavorare su contenuti che generano valore professionale misurabile: posizionamento, reputazione, relazione con stakeholder, opportunità commerciali.
In un ecosistema dove l’algoritmo del proprietario orienta la distribuzione del contenuto verso priorità e narrative decise dal gestore della piattaforma, LinkedIn viene percepito come un ambiente relativamente più coerente con gli obiettivi dei CM. Non immune, ma più allineato a ciò che un professionista cerca quando investe tempo e budget. E quindi, esposizione qualificata, interazioni pertinenti, continuità.
C’è un impatto anche sull’Italia.
Il nostro mercato condivide la necessità di presidiare percorsi informativi più solidi e meno dipendenti dall’intrattenimento puro.
Per aziende B2B, professionisti, PMI che devono costruire fiducia e autorevolezza, la centralità di LinkedIn non sorprende.
Il dato francese, quindi, non va generalizzato in modo automatico e schematico, ma intercetta una tendenza che vediamo già da mesi. E quindi, più spazio a contenuti di utilità, più attenzione a formati informativi, maggiore disponibilità a sostenere la reach con investimenti mirati dove serve e quando serve.
Una breve sintesi
LinkedIn sale al primo posto per importanza (74%) e guida l’organico, Instagram resta fortissimo ma perde reach per quasi metà del campione, Facebook continua a reggere grazie alle adv e alla scala dell’audience, TikTok è la piattaforma in maggiore progressione ma ancora meno centrale quando si parla di “importanza per il lavoro”, X arretra.
Il video è ormai linguaggio trasversale, l’influencer marketing ha margine di crescita fuori dall’asse Instagram–TikTok, i budget pubblicitari sono più diffusi e più spesso gestiti in autonomia.
Il sorpasso di LinkedIn non è un incidente di percorso e nemmeno di numeri. È il segnale di un cambiamento che si evidenza nel bisogno dei professionisti di andare alla ricerca di luoghi dove poter condividere contenuti utili, conversazioni rilevanti e risultati misurabili.