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Il blog al tempo dei social media

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Un interessante articolo apparso sul New York Times mette in risalto il fatto che i giovani usano i blog sempre di meno usando molto di più twitter o facebook. E’ la fine dei blog?

La fine dei Blog?
La fine dei Blog?

Se ne parla ormai da un pò di tempo del fatto che l’uso dei blog starebbe perdendo interesse tra i navigatori della rete, veicolando i propri pensieri, contributi, messaggi sul web attraverso i social media. Il microblogging, twitter per intenderci, ossia il concetto di mandare un messaggio in 140 caratteri, supera il concetto stesso del blog. Almeno così sembra e in questo articolo pubblicato sul sito e sulla versione cartacea del New York Times si mette in evidenza come i giovani desiderano raggiungere il proprio pubblico attraverso i social media, perchè sicuri che il loro messaggio, contenete video, foto, sia sicuramente visto.

La Internet e American Life Project del Pew Research Center ha registrato che dal 2006 al 2009, il blogging tra i ragazzi di età compresa tra i 12 e i 17 anni si è dimezzato, ora il 14 per cento dei bambini di quelle età che usano Internet hanno un blog. Nella fascia di età compresa tra i 18 e i 33 anni il blogging è sceso di due punti percentuali nel 2010 rispetto ai due anni precedenti.

Politweets featured on The Huffington Post
Image by jgarber via Flickr

Molti di quelli che si definiscono ex-bloggers, dicono che hanno abbandonato il blogging perchè stufi di passare il tempo a scrivere lunghi post che poi nessuno avrebbe letto; altri invece dicono che non aveva più senso continuare perchè è più semplice mantanere rapporti coi propri contatti attraverso i social network. Ma non si corre il rischio di parlare di due cose differenti? O meglio, sarebbe anche interessante sapere, da questi ex-blogger, quale fosse il motivo per cui hanno aperto un blog, quale obiettivo si proponevano. Il problema di veicolare i propri messaggi esiste, ma va affrontato in maniera diversa. Non credo che Arianna Huffington nel creare il suo blog, The Huffington Post, non si sia posta il problema di come raggiungere il più vasto pubblico per comunicare le sue notizie. E vedi com’è finita. The Huffington Post è stato venduto ad AOL per 315 milioni di dollari, essendo diventato un vero e proprio sito di news online, con milioni di visitatori al giorno. Certo, chi vuole aprire un blof lo fa per svariati motivi, anche solo per il paicere di scrivere e non per la necessità di essere letti da milioni di persone. Va considerato anche questo.

E’ vero che oggi per essere connessi col mondo non è necessario avere un blog, facebook e twitter mettono in condizione chiunque di poter comunicare col mondo intero. Ma come dice anche Elisa Camahort Page, co-fondatrice di BlogHer, un blog dedicato alle donne molto conosciuto negli Usa, il blog rimane il luogo più adatto per approfondire una discussione.

Image representing Toni Schneider as depicted ...
Image via CrunchBase

In tutto questo, sembra che alcuni servizi che hanno cominciato ad offire per primi servizi di blogging, come Blogger o LiveJournal, stiano cominciando ad accusare questo cambiamento. Molti utenti di questi servizi sembrano preferire per esempio Tumblr perchè è più veloce per inserire contenuti senza necessariamente scrivere lunghi post e poi è anche comodo per l’inserimento di foto. Un servizio di blog come WordPress invece sembra non accusare alcuna crisi. Toni Schneider, amministratore delegato di Automattic, la società che commercializza il software di blogging WordPress, spiega che WordPress è per lo per i blogger più seri ed esperti, non per giovani principianti che poi abbandonano per i social network.

Dal mio modo di vedere, facebook e twitter non sono diventati tutto ad un tratti nemici del blog. Anzi essi sono strumenti che aiutano il blogging, non lo uccidono. Molti blogger li usano per meglio diffondere i propri post, per coinvolgere un numero maggiore di lettori sul proprio blog. Cosa che faccio anch’io. Sono strumenti che si usano per attrarre più lettori possibili. Poi ognuno fa le considerazioni che crede, usando twitter e facebook piuttostoo che avere un blog. Ma molto risiede in quello che si vuole fare. Se voglio diffondere contenuti, video o foto, per avere un riscontro immediato, senza approfondimento, allora il blog non credo sia la scelta giusta. Se voglio creare una discussione, approfondire un argomento, parlare ad un pubblico di questa o quella tematica, o più semplicemente scrivere per il gusto di farlo, ecco che il blog rimane la scelta più adeguata e viva.

Qualche mese fa avevo parlato in un altro articolo dell’enorme numero di blog presente nella rete, che in quell’occasione era di oltre 145 milioni. Oggi, secondo i dati sempre aggiornati da BlogPulse, i blog sono oltre 156 milioni con una crescita nelle ultime 24 ore di 75,450 blog.  Non mi sembra che siano pochini, no?

E voi che ne pensate di questa discussione? Usate più un blog o i social network per veicolare i vostri contenuti? Fatemi sapere!

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Franz Russo Blogger, Digital Strategist
Franz Russo, fondatore, nel 2008, del blog InTime, ho collaborato con grandi aziende nazionali e internazionali, come consulente per strategie di comunicazione e come divulgatore. Da sempre impegnato nella comunicazione digitale, cerco di unire sempre una profonda passione per l’innovazione tecnologica a una visione olistica dell’evoluzione dei social media e degli strumenti digitali. Il mio percorso professionale in questo campo, iniziato nel 2007, è stato caratterizzato da un costante impegno nel raccontare e interpretare i cambiamenti nel panorama digitale. Il mio approccio si basa su un mix di analisi strategica, creatività e un profondo impegno per il racconto e la divulgazione.
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9 Commenti

  1. non c’è molto da aggiungere al tuo post se non il fatto d’essere assolutamente concorde sull’utilizzo di un blog. I social, che uso ogni giorno sia personalmente, sia professionalmente, sono solo uno strumento per amplificare argomenti strutturati che possono (e a mio avviso devono) essere affrontati all’interno di un blog (vuoi per la possibilità di approfondimenti di contenuti multimediali, vuoi per la snellezza di “link” esterni che aiutano maggiormente la comprensione). I social sono realtà molto leggere, veloci, dove le notizie scivolano via dallo stream nel giro di pochi secondi. Il blog è una realtà completamente differente, non nasce tanto per la socializzazione quanto per il piacere di condividere (il vero elemento portante su cui si è basato il grande cambiamento ed il passaggio al 2.0 oggi solo web…).
    L’argomento è vasto, tu hai dato un ottimo spunto per riprenderlo anche all’interno della nostra filosofia di comunicazione.
    A presto, Cristina

  2. Ciao Cristina, mi fa molto piacere la tua visita e il tuo commento 🙂 Hai introdotto una parola chiave, condividere, che sta alla base di tutto. La blogosfera, come dice un mio amico, è il più grande social network esistente. E non è così sbagliato. Dall’ultima volta che avevo registrato il dato di quanti blog ci fossero nella rete ad oggi, in in sei mesi si è passati da 145 milioni a 156 milioni di oggi, poco meno di 2 milioni di blog al mese. Numeri che se paragonati ai 600 milioni di facebook fanno ridere. Ma è proprio da qui che parte tutto. I social network, meglio social media, sviluppano la caratteristica della condivisione, ma poco quella dell’approfondimento, che si sviluppa in altri “luoghi”. I blog appunto.
    Caratteristica che poi i social media non hanno, è che il blog per sua natura si presta a diversi utilizzi, dando modo di costruire contenuti in modi diversi e trattare argomenti diversi. Non posso non riconoscere il grande valore dei social media per esempio nei fatti gravi che riguardano il Nord Africa. In un altro post ho scritto della forza che i social media hanno sviluppato nelle dinamiche rivoluzionarie, in Egitto come in Tunisia, diventando strumenti preziosi per la diffusione di messaggi e diventando l’unica finestar di informazione per il resto del mondo.
    Il governo americano in questi giorni, attraverso la Clinton, ha riconosciuto i social media e il web come espressione di libertà che va sempre difeso, salvo poi intimare Twitter di consegnare tutto il database che riguarda Wikileaks. O ancora, altro esempio di come i social media siano comunque sempre utili, leggevo ieri sul sito di un quotidiano australiano, che solo leggendo i messaggi su Twitter si aveva l’idea e le dimensioni del terremoto. Si riconosceva che solo attraverso twitter si poteva avere notizie di prima mano. Ma questo riguarda l’aspetto di come l’informazione stia cambiando.

    Come hai ben eviodenziato Cristina, l’argomento è vasto e sicuramente ci sarà modo di svilupparlo. Le occasioni non macano di certo.

    Ciao! 🙂

  3. Anch’io la penso come te. Io uso molto sia il blog che Facebook, ma in maniera diversa. Certe cose non si possono raccontare in una frase sola, allora è meglio scriverne un post. Per la diffusione di una notizia invece è meglio il social network. Il blog è un luogo per approfondire, e il suo contenuto è più duraturo. Uno può anche capitarci dopo qualche anno che l’autore ha cominciato a scriverlo e rileggere i post vecchi (a me capita spesso, quando scopro un blog interessante). Su facebook invece già dopo qualche giorno non è più visibile quello che hai scritto (se lo usi quotidianamente).

  4. Infatti i blog sono un “luogo” di approfondimento, a differenza dei social network. I quali sono strumenti essenziali oggi per veicolare il proprio pensiero, il proprio messaggio. Il blog oggi si viluppa con questi strumenti, non scompare. Un blog naviga nel mare della rete liberamente; su facebook ad esempio i tuoi mesaggi navigano all’interno della tua cerchia. Quetsa è un’altra bella differenza.
    Grazie per il tuo contributo 🙂

  5. Salve Francesco,
    a tutto ciò che avete scritto, aggiungo che, in un blog, i post, che già sono automaticamente indicizzati nei motori di ricerca e contribuiscono al page rank dello stesso blog, possono essere ridondati in siti di social news e social bookmarking (come vedo che è stato fatto per questo post con ZicZac, Technotizie e Diggita), ottenendo così maggiore diffusione tra l’utenza nonché visibilità nei motori di ricerca, il che equivale a maggiore probabilità di essere “trovati” e letti dagli utenti. Non solo. Anche i commenti a un post del blog sono normalmente indicizzati, il che incrementa ulteriormente le possibilità di arrivare al post del blog dai motori di ricerca). I post del blog, poi, si possono diffondere sui social network mediante una breve (e possibilmente accattivante) descrizione accompagnata da un link (io stessa sono arrivata fin qui grazie alla tua concisa comunicazione mediante il gruppo “Nuvole Digitali 3.0” di LinkedIn).
    Inoltre a un post del blog si aggiungono solitamente i tag che, oltre ad aiutare l’indicizzazione, permettono di correlare un post ad altri con contenuti simili; per i post (status) di Facebook, Twitter e altri social media (con le debite eccezioni, come per es. YouTube) non è invece consentita alcuna azione di tagging/geotagging.
    Non trascurerei neppure la questione relativa alla cancellazione di un account: in Facebook, per esempio, alcuni utenti hanno visto sparire la propria pagina personale e/o la pagina pubblica (dedicata all’azienda, a un interesse particolare, ecc.), solitamente senza spiegazioni da parte dello staff di moderazione. Al di là di account che inneggiano a violenza, razzismo, pornografia, che ovviamente sono eliminati dai mod (alcuni casi riempiono anche la cronaca dei quotidiani), capita che qualcuno intraprenda una vera e propria battaglia – un boicottaggio – nei confronti di un account e che inviti svariati utenti a fare click su “Segnala/blocca”. In genere, dopo il superamento di una determinata quantità di segnalazioni, l’account è automaticamente sospeso senza effettivi controlli da parte dei mod. La rimozione di un blog, invece, passa attraverso un processo assai più complesso.
    Anche questi elementi contribuiscono a differenziare fortemente blog e social network. Chi lo sa e desidera contemporaneamente “essere in Rete”, qualsiasi sia il sovrascopo comunicativo (es. personale, professionale) di certo utilizzerà tutti gli strumenti più adeguati a disposizione.

  6. Dimenticavo: i commenti a un post del blog possono essere moderati dall’autore del blog, oltre che dalle persone che l’autore del blog abilita a moderatori, prima di essere pubblicati. Nei social network questo di norma non accade, non sempre è infatti prevista la funzione di moderazione, e qualsiasi commento a uno status appare in tempo reale. Può essere (ma non sempre) semmai cancellato in un secondo momento. Insomma, le differenze sono tante, così come le possibilità di espressione on line, ciascuna delle quali ha una propria, benché sfaccettata, filosofia dell’esistere e dell’essere fruita.

  7. Ciao Arianna e grazie per il tuo prezioso contributo perche metti in luce elementi interessanti. Hai evidenziato, soprattutto nel tuo intervento precedente le caratteristiche proprie del blog e dei social media. E cioè che il blog, la sintetizzerei in questo modo, naviga nella rete liberamente senza limiti avendo a disposizione strumenti, appunto i social media, per diffondere ancora di più i propri contenuti. Viceversa, i social media, meglio se adesso li chiamo social network (che poi è la stessa cosa), sono delle comunità chuse (almeno in apparenza), nel senso che se decidi di usare facebook per pubblicare i tuoi contenuti, questi viaggiano all’interno della tua comunità. Faccio questo esempio che è meramente concettuale, anche se poi sappiamo bene della potenza di facebook, forte in Italia di ben 18 milioni e mezzo di italiani. Quindi su facebook, in special modo, valgono delle regole restrittive se vogliamo, ma pur sempre delle regole da rispettare. E tu poni degli esempi appropriati. Questo differenzia proprio la natura dei social network da quella dei blog, nati per la costruzione di contenuti, di vario genere, regolati da regole che si rifanno più al qiueto vievere e buon costume, vedi la blog policy anche di questo sito. Avviene veramente di rado che un commento venga cancellato perchè offensivo. Ci sono dei casi, ma ripeto sono rari e spesso hanno anche altre motivazioni dietro.

    A questo punto, quello che viene fuori è che i blog stanno mutando, non stanno cambiando la loro natura, si stanno adeguando all’era dei social media, avendo più possibilità di poter diffondere i propri contenuti. E che parallelamente questi nuovi strumenti di condivisione sono al tempo stesso diffusori di contenuti, più o meno approfonditi, quasi mai. Molto dipende da quello ceh si vuole fare, in tutte e due i casi. Di certo, e torno al tema principale, i blog non stanno morendo.

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giovedì, 25 Aprile, 2024

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