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Il nuovo Facebook sarà più privato, ecco i pareri degli esperti

Mark Zuckerberg alla F8, la conferenza di Facebook per gli sviluppatori, ha delineato quello che sarà il futuro di Facebook, molto più “privato”. Il social network dopo 15 anni cambia rotta, offrendo agli utenti uno spazio più “intimo”. Per cercare di capirne di più, abbiamo chiesto un parere ad esperti della comunicazione online tra i più conosciuti in Italia.

Il nuovo corso di Facebook sarà sempre più “privato”. Mark Zuckerberg alla F8, la conferenza annuale di Facebook dedicata agli sviluppatori, ha dato seguito a quello che aveva già in qualche modo anticipato nel mese di marzo di quest’anno, quando aveva annunciato un cambio di passo, d’obbligo per certi versi dopo gli ultimi due anni in cui la piattaforma è stata travolta da scandali, su tutti Cambridge Analytica, e difficoltà a gestire la privacy degli utenti. Durante il suo discorso, è comparso alle sue spalle quello che rappresenta il nuovo “claim” di Facebook: “The Future is Private“. Il futuro di Facebook è quindi sempre più privato, sempre più orientato ad offrire agli utenti spazi più ridotti e gestibili, all’interno dei quali dare seguito alle relazioni nate proprio sulla piattaforma in base agli interessi condivisi. Ad alcuni, visti i recenti trascorsi, è sembrata anche una visione quasi “paradossale”. Se osserviamo questo cambio di passo, per certi versi rappresenta un ritorno al passato, all’epoca di mIRC, il client che permetteva di chattare proprio con un utente in delle stanze contraddistinte dal “cancelletto” #, quello che è poi diventato celebre su Twitter per individuare un tema specifico da seguire. Un ritorno al passato di quasi 20 anni.

mark zuckerberg facebook privato

Ma per cercare di capirne di più, abbiamo chiesto ad illustri personaggi, professionisti della comunicazione online con esperienze diverse, di darci il loro parere, la loro opinione a riguardo, cercando di rispondere a questa domanda: “E‘ questa la strada di Facebook per superare i problemi legati alla privacy sulla piattaforma, per come li abbiamo visti in questi ultimi due anni?“. Ne è nata una “tavola rotonda” con opinioni che potrebbero in apparenza sembrare simili, ma proprio grazie alle esperienze diverse, questi professionisti hanno offerto spunti diversi tra loro. Scopriamo insieme quali.

vincenzo cosenzaLe idee che Zuckerberg ha portato alla F8 erano già state anticipate lo scorso mese di marzo quando in un suo post aveva delineato il nuovo corso, orientato a: Interazioni private, Sicurezza e cifratura end-to-end, Permanenza ridotta, Interoperabilità, con l’obiettivo di riunire le app di messaggistica sotto un unico cappello, Conservazione di cura dei Dati. Si tratta di una mossa necessaria e coraggiosa. Questi buoni propositi, infatti, comportano diverse sfide, non solo tecnologiche, che sono finalizzate a due obiettivi principali: riconquistare la fiducia delle persone e permettere la costruzione di nuovi servizi al di sopra di questa nuova infrastruttura di comunicazione, quelli legati all’ecommerce e alle transazioni finanziarie. Vincenzo Cosenza

vera ghenoA me quella sulla privatezza di Facebook non è sembrata per niente un’affermazione quasi paradossale. Io penso che se ne possa dare una lettura meramente utilitaristica (questo è il modo pensato da Zuckerberg per superare i molti scandali legati all’apparente incapacità di FB di gestire i dati degli iscritti in maniera rigorosa), oppure una lettura più “relazionale”, se così si può dire. Ossia: i social network sono sempre più specchio della nostra realtà, anzi, sono in continuità con essa; vivono in una relazione di permeabilità reciproca (una cosa che faccio in rete ha conseguenze nella vita reale; una cosa che faccio nella vita reale ha conseguenze in rete), e sempre di più dobbiamo imparare a gestirli come parte integrante e organica delle nostre vite; d’altro canto, come offline viviamo in spazi pubblici e privati, è giusto che anche la nostra vita online si strutturi in queste due modalità differenti. Faccio notare due cose: da anni parlo di cosiddetto “effetto-tinello”, cioè dell’incapacità di molti utenti di rendersi conto del fatto che stare in rete equivale a stare in pubblico, per cui si comportano sui social come se fossero nel salotto di casa loro, con tutte le conseguenze nefaste del caso (“Ho mandato Laura Boldrini a quel paese sul suo profilo, ma non pensavo che così tante persone mi avrebbero letto”). Una delle prime diapositive proiettate da Zuckerberg raffigurava, se non ricordo male, una situazione pubblica all’aria aperta da una parte e un salotto con le persone sedute sui divani dall’altra, mentre faceva notare come nella nostra vita reale ci muoviamo tra spazi pubblici e privati. Se una maggiore differenziazione tra pubblico e privato venisse implementata anche su Facebook, questo forse porterebbe al miglioramento delle interazioni social delle persone, che con il tempo potrebbero imparare a “relegare” a contesti “più privati” certi tipi di dichiarazioni (ovviamente sempre cum grano salis, che comunque io su Facebook eviterei di mettere, anche in un contesto privato, i miei pensieri più intimi). Insomma, questo aspetto delle novità presentate da Zuckerberg mi sembra in linea con i tempi e anche con le attese dei suoi “clienti”. Vera Gheno

stefano epifaniChe il futuro di Facebook sia negli scambi privati Zuckerberg lo ha già detto più volte. Ribadirlo durante la F8 Conference conferisce a questa affermazione una dimensione “programmatica” più forte, ma non è esattamente una novità (basta guardare a questo post del 6 marzo, dove spiega meglio di quanto abbia fatto sia palco il suo punto di vista sul futuro dei social media. E d’altro canto questa “svolta” – se così può definirsi – risponde a due grandi motivazioni: da una parte è un tentativo di reazione a due anni di fatti, eventi e scandali che hanno minato la credibilità del social network site sul fronte della privacy (lo ammette Zuckerberg stesso). Dall’altra è in qualche modo una naturale evoluzione del percorso di sviluppo del sistema: una volta ritrovati tutti i vecchi amici delle elementari è evidente che il focus debba essere farli parlare tra di loro! Può sembrare una battuta, ma non lo è del tutto: nella continua ricerca di modi attraverso i quali aumentare il tempo in piattaforma, enfatizzare le dinamiche di gruppo e quelle private è un buon modo per rendere sempre più fitto il grafo delle relazioni degli utenti, rispondendo inoltre alla naturale tendenza degli utenti a relazionarsi tra loro al di fuori del flusso pubblico. È inoltre, quello di incrementare gli scambi privati, anche un buon modo per abbattere il carico di lavoro sul fronte delle interazioni pubbliche (anche in questo caso, le recenti evoluzioni sul fronte del copyright e delle responsabilità delle piattaforme non sono certo secondarie). Facebook deve riacquistare credibilità e fiducia da parte degli utenti, per questo viene evidenziato come le conversazioni saranno private (e codificate) ed i dati saranno conservati per meno tempo. Deve inoltre creare un contesto più fluido – a tendere probabilmente del tutto seamless – tra i diversi mondi che gestisce (primi tra tutti Messenger e Whatsapp che, per inciso, aveva promesso di non fondere mai) per creare un contesto ove l’utente possa muoversi in libertà avendo la consapevolezza (o l’impressione) che la sua privacy non venga violata. Sarà interessante vedere tanto quanto questo impatterà sul modello di business (con la comparsa degli add su whatsapp, ad esempio), tanto quanto modificherà le abitudini degli utenti anche se, è il caso di evidenziarlo, in molte situazioni una larga parte dell’utenza non si rende pienamente conto della pubblicità degli scambi che sviluppa: l’esempio dei dati e delle dichiarazioni fornite nei messaggi pubblici della pagina “INPS per la Famiglia” penso sia particolarmente istruttivo in tal senso. Non so (e nessuno può saperlo con certezza) quale sarà il punto di caduta di questa nuova fase del Social Network: certo è che il tema della privacy e quello della gestione del patrimonio di informazioni degli utenti – non solo per quanto riguarda Facebook – saranno al centro del dibattito pubblico dei prossimi anni. La sfida è quella di sviluppare una società in cui gli utenti saranno sempre più consapevoli delle questioni in gioco. Stefano Epifani

veronica gentiliIl vero vantaggio di Facebook, quello che ne ha fatto l’ecosistema social più abitato al mondo, è sempre stato quello di adattarsi ai desideri/bisogni degli utenti se non anticiparli e con gli annunci dell’F8 continua a mostrarlo. Stiamo entrando in una nuova era dei Social Network, in cui dopo anni passati a raccontarci, informarci e relazionarci “in piazza” sentiamo il bisogno di ritornare alla dimensione più intima e autentica delle relazioni e a un racconto di noi stessi che non lasci tracce, trasformandosi in ciò che le persone chiedono di più: un ambiente sicuro e protetto. Sicuramente non sarà una transizione semplice e le aziende dovranno imparare a comprendere e valorizzare il prima possibile il nuovo ruolo che avranno, ma una cosa è sicura: Facebook inc. ha preso molto seriamente i problemi che si sono verificati negli ultimi anni e sta facendo il possibile per recuperare la fiducia degli utenti. Veronica Gentili

giovanni boccia artieriLe dichiarazioni di Zuckerberg assecondano strategicamente due tendenze sociali e culturali in atto: la percezione di Facebook come luogo problematico per la privacy (nel post Cambridge Analytica) e la crescita di uso da parte degli utenti di quegli spazi che sono da considerare più privati, come chat, DM, ecc. Ci troviamo cioè in una condizione in cui gli utenti dei social media – in particolare le nuove generazioni – producono più contenuti in (e dedicano più tempo a) spazi privati (anche collettivi, come chat multiutente e gruppi chiusi) che nella costruzione della loro immagine pubblica. Il futuro sarà privato vuol dire, per citare la conferenza che stiamo organizzando a Urbino, che avremo a che fare con realtà online sempre più fatte di gruppi privati, piattaforme chiuse e contenuti effimeri. Giovanni Boccia Artieri

Domitilla FerrariCredo che a Facebook siano state imputate alcune colpe che, in realtà, non sono sue. Mi spiego meglio. E’ vero, Facebook è stata accusata di leggere più dati sulla piattaforma e, di conseguenza, manipolare l’opinione pubblica, indirizzando l’advertising verso persone specifiche di cui, praticamente, sapeva tutto. Ma il punto qual è? Il punto è che siamo noi che condividiamo qualunque cosa. Quindi Facebook sta facendo una considerazione come questa: “Visto che voi non siete capaci, e noi poi usiamo la vostra incapacità, dobbiamo rendere questa piattaforma, in qualche modo, più “privacy based”, perché voi non ce la potete fare”. Si tratta quindi di un’operazione che, per certi versi, toglie a Facebook delle possibilità, come quella di utilizzare altri dati, pur di continuare a restare sul mercato. Perché altrimenti, se l’analisi sul sentiment di Facebook continua ad essere negativa, potrebbe continuare a non diffondersene l’uso, cosa che nei fatti è. La piattaforma è cresciuta tantissimo tra gli utenti over 50, ma i ragazzi la usano sempre meno. Facebook è ormai considerata la piattaforma in cui ci sono i genitori, non ci sono i figli. Quindi, Facebook in questo modo evidenzia questa capacità degli utenti di discernere cosa è pubblico e cosa è privato, facendo un passo indietro permettendo agli utenti di continuare ad usare la piattaforma. Domitilla Ferrari

Rudy BandieraQuesto nuovo corso di Facebook si sapeva da tempo, come si sapeva da tempo che il futuro dei social, sarebbe stato privato. Proprio un paio di mesi fa, come è stato già ricordato, Zuckerberg aveva detto che lo scambio di informazioni e di conversazioni sulle app di messaggistica come Messenger o WhatsApp superava di gran lunga quello che avveniva in pubblico. Secondo me si sta andando nella direzione di creare ambienti grandi, ma sempre lasciando il controllo di chi entra ed esce e di chi dice cosa. E non è male questa cosa. Resta da capire, dal punto di vista comunicativo, come sarà questo nuovo corso. E poi c’è un dato di fatto ed è che la gente si è abbastanza stufata della socialità totale, vuole parlare con tanta gente ma in ambienti protetti. Facebook quindi gli da questo. Privato inteso quindi come spazi dove poter parlare con altri serenamente senza intromissioni esterne. E’ vero quello che dicevi all’inizio, si sta tornando indietro a quel tempo in cui l’utente poteva, appunto, controllare chi diceva cosa e dove, anche se si usavano dei nick, ma si era in pochi e ci si conosceva. Si torna a quella forma in una veste se vuoi più attinente ai tempi che viviamo. Rudy Bandiera

Fjona CakalliNon mi sembra un “abbiano capito che la privacy è il futuro” quanto un correre ai ripari dopo i pesanti avvenimenti dopo Cambridge analytica in poi. Insomma si sono accorti che c’erano delle voragini nel sistema della privacy dei contenuti e questo a mio avviso li ha obbligati a cambiare rotta. Una rotta che stava già cambiando visto il tipo di pubblico nuovo che popola Facebook e visto anche il fuggi fuggi di giovani e giovanissimi che sono migrati verso Instagram. Probabilmente è più sensato tracciare una rotta con un cambiamento così drastico di facebook piuttosto che rimanere in balia di ciò in cui Facebook si stava trasformando. Diciamo che come un essere vivente, Facebook si è autoplasmato, adattato, evoluto sfuggendo un po’ al controllo. Questa soluzione probabilmente sarà impopolare ma forse è l’unica soluzione per riportare in porto una nave ormai alla deriva. Fjona Cakalli

Ecco questa la nostra tavola rotonda con tanti pareri e tanti spunti interessanti che meriterebbero un approfondimento maggiore. E’ evidente che tutti hanno colto un elemento comune che questo passaggio per Facebook resta obbligato e che non ci resta da vedere come verrà gestito. E noi seguiremo a farlo.

Ringraziamo davvero tutti gli amici e i professionisti che hanno dedicato parte del loro tempo per partecipare, non per nulla scontato, grazie davvero a tutti per aver arricchito al conversazione nel tentativo di capire meglio.

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Franz Russo Blogger, Digital Strategist
Franz Russo, fondatore, nel 2008, del blog InTime, ho collaborato con grandi aziende nazionali e internazionali, come consulente per strategie di comunicazione e come divulgatore. Da sempre impegnato nella comunicazione digitale, cerco di unire sempre una profonda passione per l’innovazione tecnologica a una visione olistica dell’evoluzione dei social media e degli strumenti digitali. Il mio percorso professionale in questo campo, iniziato nel 2007, è stato caratterizzato da un costante impegno nel raccontare e interpretare i cambiamenti nel panorama digitale. Il mio approccio si basa su un mix di analisi strategica, creatività e un profondo impegno per il racconto e la divulgazione.
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4 Commenti

  1. […] WhatsApp è ormai l’app di messaggistica istantanea che ha fatto dimenticare, quasi, (in alcuni paesi è proprio così), l’uso degli SMS, una cosa impensabile solo fino a qualche anno fa. Negli ultimi anni la società ha subito una forte mutazione propro sul tema della privacy. Lo scontro tra i due co-fondatori e la società di Mark Zuckerberg è stato tale che oggi Jan Koum e Brian Acton non fanno più parte della società. L’app in sè ancora non partecipa direttamente ai profitti della famiglia, anche se l’obiettivo di Zuckerberg è proprio quello di fare n modo che anche WhatsApp diventi profittevole. Un obiettivo però che si scontra con quanto lo stesso fondatore di Facebook ha dichiarato lo scorso anno, a proposito del fatto che le conversazioni in futuro saranno sempre più private. […]

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martedì, 30 Aprile, 2024

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