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La Prima Impressione è quella che conta anche sui Social Network

Anche sui Social Network e sul Web, come nella vita reale, può bastare meno di un secondo per creare quella Prima Impressione che si radicherà con forza nel tempo. In base ad alcuni comportamenti cognitivi, questa immagine diventa un pregiudizio e un potente condizionamento. Studiamo insieme come.

Non si giudica un libro dalla copertina.”
Un saggio detto popolare che, tuttavia, non pare essere rispettato neppure nelle interazioni della Comunicazione Digitale.
Se nella vita offline, la vista del volto e la Comunicazione Non Verbale sono capaci di creare una Prima Impressione più articolata – e quindi forse più fedele nel tempo – ad oggi anche sulle piattaforme online quell’immagine che si forma immediatamente rimane radicalmente scolpita.
E può bastare meno di un secondo.

E’ la foto profilo che ci dà le informazioni necessarie a “costruire” questa immagine?
Sì certo, ma non solo.
Sui Social Network oggi avvengono la maggior parte delle interazioni, e questa non è una novità.
E, come tutti sanno, qualsiasi frase, post, commento si scriva sul web è indelebile, oltre che leggibile da tutti in tempo reale.
La dominanza attuale dei video fa comprendere meglio come la voce, le espressioni verbali usate nonché le espressioni stesse del viso siano sempre più richieste in Rete.
Là dove in 15 secondi si può scientificamente prevedere il successo o l’insuccesso professionale di una persona, è nata anche l’epoca dei Selfie ed è così che conosciamo le persone ancor prima di incontrarle.
Gli studi rivelano, infatti, che anche confrontandosi successivamente di persona, la Prima Impressione nata sul Web resta comunque l’informazione essenziale.
E nonostante si stringa un legame nella vita reale offline, questa Prima Immagine stampata in noi può perdurare fino a 6 mesi, e ostinarsi a non cambiare affatto.

social media prima impressione

Eppure, la Prima Impressione può essere distorta, se non addirittura falsificata da fattori soggettivi e condizionamenti che allontanano dalla verità.
Non si ha mai la seconda possibilità di fare una prima impressione“, scriveva Oscar Wilde.
Proviamo a capire quali dinamiche psicologiche determinino questo comportamento.
Il primo condizionamento che rende la Prima Impressione così essenziale e duratura nel tempo è quello delle Aspettative.
Aspettative che sul Web si creano con estrema facilità, sia riguardo alla singola persona o professionista – che si dedichi o meno a coltivare il proprio Personal Branding – sia riguardo ai luoghi, per i quali ormai le recensioni traboccano.
Il potere delle Aspettative è tale che, davanti ad un’esperienza non collimante, si crea una sorta di rifiuto cognitivo.
Perché riscontrare la validità delle Aspettative è rassicurante e vincente.
Proprio per questo – consciamente o meno – siamo capaci di non-vedere, di trasformare sotto i nostri occhi, perfino di falsare ciò che, a medio e perfino a lungo tempo, non rispetta la Prima Immagine.
Tutto questo avviene perché il cervello umano etichetta ciò che non rispetta l’Aspettativa come fosse sempre un’eccezione alla regola, così da rafforzare la “regola stessa” che si è ancorata in noi.
Pregiudizi? Sì, eccome.
Molto difficili da abbattere per aprire la mente umana ad un incontro successivo, più prolungato e ricco di esperienza rispetto all’immagine che ormai saldata in noi.

Un altro analogo fenomeno cerebrale è quello che riguarda i Bias Cognitivi.
La Prima Impressione che rimane impressa può non dipendere totalmente da noi, ma da una serie di giudizi preformati che condizionano le interpretazioni di immagini e parole.
Entra in gioco, qui, una componente parecchio più ancestrale e istintiva del cervello umano, che forma una sorta di mappa mentale dove, tuttavia, gli elementi di giudizio non sono necessariamente legati tra loro da nessi logici e coerenti.
Una connessione non ragionevole, dopo una Prima Impressione, che pare ineliminabile e certo necessita di un lavoro psicologico sulla propria percezione per poter raggiungere una conoscenza valida.

In accordo con altri studi universitari, si può oggi affermare che siano tre le principali e più durature Prime Impressioni del volto umano. La caratteristica dell’estroversione, quella dominante e quella attraente.
Questo dato è rilevante per il cosiddetto Effetto Alone, altro ancestrale e innato meccanismo cognitivo, secondo il quale se un viso appare estroverso con estrema probabilità verrà associata una Prima Immagine arricchita di altre caratteristiche positive, quali in particolare la simpatia e la creatività.
Ad un volto attraente si associa facilmente l’immagine di una famiglia ideale e di figli esemplari, mentre un immagine dominante riporta immediatamente ad una persona molto competente, ma non per forza “alla mano”.

Ci si chiede, a questo punto, se la Prima Impressione formi sempre un pregiudizio.
E’ nell’esperienza di tutti conoscere approfonditamente negli anni una persona e cambiare opinione. L’esperienza sconfigge quella beneamata immagine iniziale, che ci ha condizionato per tanto tempo.
Altre volte succede – con sorpresa – che quell’Impressione riaffiori: ci si trova a dirsi “avevo visto giusto fin da subito”.
Indubbiamente, ciò che fa la differenza nella Conoscenza è la capacità – non scontata affatto – di far dialogare le immagini interiorizzate, di integrare le percezioni avute nel tempo, completando informazioni non solo livello istintuale e cognitivo, ma soprattutto attraverso una maturità emotiva che si rivela l’unica risorsa per interagire davvero e confrontarsi.

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Francesca Ungaro
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martedì, 30 Aprile, 2024

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