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Social Media e Elezioni Europee 2024, la Generazione Z al voto

Le Elezioni Europee 2024 vedranno la partecipazione dei nativi digitali. Stiamo parlando di persone che si informano sui social media. Mai come adesso le piattaforme digitali giocano in questa occasione un ruolo cruciale per quanto riguarda l’informazione e l’affluenza.

Le prossime elezioni europee, 8-9 giugno 2024, saranno comunque un evento storico. Per il periodo che stiamo vivendo, ovviamente, e per il fatto che per la prima volta partecipa una generazione di persone definite “nativi digitali“.

La Generazione Z al voto europeo

Stiamo parlando delle persone che appartengono alla “generazione Z“, giovani che spesso vengono erroneamente dipinti come disinteressati alla politica. Affermazione, questa, non del tutto vera.

Già nel 2019 si era registrato un segnale importante di interessamento e avvicinamento dei giovani alla vita politica dell’UE. Infatti, cinque anni, per la prima volta dal 1979 di registrò un’affluenza alle urne che tornò ad essere sopra il 50%. Per la precisione 50,6%.

E parte di questo aumento di persone alle urne era dato proprio dal voto dei più giovani, under 25 anni, che pesò il 14% sul totale.

Le iniziative europee puntano a coinvolgere maggiormente i giovani che credono nei principi di libertà e democrazia.

Ma, a fronte di tutto questo, c’è un tema importante da considerare.

generazione z social media elezioni europee 2024 franz russo

I giovani e l’uso delle piattaforme digitali

Se è vero che i più giovani potranno contribuire ad aumentare ancora l’affluenza alle urne (si spera), è anche vero sottolineare che stiamo parlando di una generazione di persone che si informa per lo più sulla rete e, in particolare, sui social media.

Da considerare ancora che sono ben 4 i paesi dove quest’anno votano i sedicenni (nati nel 2008), ossia Belgio, Germania, Malta e Austria. Mentre in Grecia voteranno di diciassettenni (nati nel 2007).

In Italia restano le regole comuni e quindi possono votare tutte le persone dai 18 anni (nati nel 2006) in su.

I giovani elettori utilizzano principalmente le piattaforme digitali per informarsi. Nel 2021, metà della Generazione Z si affidava ai social media, mentre l’altra metà preferiva i media tradizionali, con la TV in primo piano. Oggi, l’uso delle piattaforme digitali è ancora più predominante.

Ora il dato relative alle piattaforme digitali è più altri di tre anni, e di 5 anni fa.

Questi giovani, anzi giovanissimi, si informano per lo più attraverso le piattaforme digitali.

La Generazione Z si informa sui social media

Il 65% dei 18-24 anni sceglie le piattaforme social media per informarsi. In aggiunta a questo anche il 61% dei 25-34 anni si informa sulle piattaforme digitali.

E tra le piattaforme che usano di più per informarsi, quelli della generazione Z, figura TikTok. La piattaforma social media cinese che negli Usa rischia il divieto se non venisse ceduta a qualche compratore americano. Ipotesi, quest’ultima, ormai sempre più lontana.

Cinque anni fa, lo scenario digitale vedeva TikTok come una presenza marginale per informarsi, dominato da piattaforme come Facebook e Twitter. Oggi, TikTok ha assunto un ruolo centrale, andando ben oltre il semplice intrattenimento.

Adesso sulla scena TikTok conta molto. E va ben oltre il semplice intrattenimento.

TikTok per informarsi, oltre l’intrattenimento

Sono oltre 150 milioni gli utenti europei ed è proprio la piattaforma cinese che potrebbe tirare la volata alla affluenza, soprattutto quella dei più giovani. E questo è un dato di fatto, difficilmente controvertibile.

Dando un’occhiata al dato relativo al tempo di utilizzo di TikTok, rispetto alle altre piattaforme, allora ci rendiamo conto del ruolo che questa piattaforma può avere in questo contesto.

Se gli utenti trascorrono, al giorno, mediamente 70 minuti su YouTube; se il tempo medio trascorso su Instagram è di circa 45 minuti; se quello su Facebook è circa 50 minuti. Allora su TikTok il tempo trascorso è di ben 100 minuti. Vale a dire 1 ora e 40 minuti al giorno.

A tutto questo dobbiamo aggiungere anche la grande preoccupazione relativamente all’Intelligenza Artificiale legata proprio alle piattaforme digitali.

Il ruolo della Commissione Europea

Come ricorderete, qualche settimana fa la commissione europea ha comunicato delle regole ben precise, mettendo l’accento sulla moderazione dei contenuti. Attività questa che vede anche l’impiego della IA. Con risultati, come stiamo vedendo, che preoccupano non poco.

E sappiamo che l’UE è stata la prima a dotarsi di una serie di regole che hanno come fine quello di proteggere i cittadini europei dalla disinformazione e dall’enorme potere che le big tech esercitano.

Tra queste figurano l’AI Act che sancisce importanti limiti alla IA Generativa, soprattutto in fatto di trasparenza delle informazioni. Ma c’è anche il DSA, il Digital Services Act.

Elezioni Europee 2024 e il DSA

Ai sensi del Digital Services Act (DSA), proposto dalla Commissione europea nel 2020, le piattaforme online con oltre 45 milioni di utenti medi mensili, tra le quali figurano Facebook, TikTok e altre, sono obbligate ad adottare misure contro la disinformazione e la manipolazione elettorale.

Le regole fissate dal DSA hanno cominciato a trovare applicazione, nei confronti delle grandi aziende big tech, a partire dall’agosto dello scorso anno.

Le aziende devono inoltre predisporre di strumenti di moderazione dei contenuti, che includano la possibilità di contestare le decisioni quando i contenuti degli utenti vengono rimossi o limitati. Nonché elevare il livello di trasparenza verso gli utenti riguardo a termini e condizioni e al modo in cui gli algoritmi consigliano i contenuti.

La vicepresidente della Commissione europea Margarethe Vestager di recente ha affermato che molti dibattiti elettorali si svolgeranno online e che le regole del DSA forniscono strumenti per collaborare con le piattaforme online. “Possiamo affrontare i rischi emergenti online per i processi elettorali, come i deep fake. In questo modo possiamo consentire alle persone, in modo sicuro, di impegnarsi, discutere e prendere una decisione senza interferenze illegali”, ha affermato.

Rapporto TikTok UE
Rapporto TikTok UE

Questo che vedete qui in alto fa parte del Rapporto di TikTok per l’UE, un documento necessario per la conformità della piattaforma proprio al DSA.

L’Italia è il terzo paese su TikTok

Come si vede, l’Italia è il terzo paese con il più alto numero di utenti in UE: 20,7 milioni. Dopo la Francia con 22,7 milioni e la Germania con 21,7 milioni.

TikTok riferisce di avere 6.287 persone dedite alla moderazione dei contenuti nell’Unione Europea, alla fine di dicembre 2023. Rispetto al suo primo rapporto, questo numero è aumentato di altri 162 moderatori.

Questo documento è obbligatorio per tutte le altre piattaforme indicate come gatekeeper.  Quindi scopriamo che X, la piattaforma di Elon Musk (il passaggio da Twitter si è ormai completato) ha un numero di moderatori molto più basso, come si vede nei dati riportati qui in basso:

Nome piattaforma Utenti nell’UE Moderatori
X 111.400.000 1849
TikTok 142.000.000 6287
LinkedIn 47.900.000 1150
Meta 264.000.000 15.000

 

Il ruolo ridotto della moderazione su X

Sono infatti 1.849. Vale a dire che X ha il peggior rapporto tra persone addette alla moderazione e utenti, pari a 1/60.249. LinkedIn al secondo posto (1/41.652), poi TikTok (1/22.586) e Meta (1/17.600).

Questo è lo stato degli utenti in UE fornito da LinkedIn:

linkedin ue utenti franz russo
LinkedIn EU Report 2024

Un altro aspetto è quello della pubblicità politica e della comunicazione che riguarda da vicino i social media. In particolare, Meta e TikTok.

L’indagine UE che riguarda Meta

Meta aveva maggiore promesso attenzione sui contenuti politici, salvo poi essere al centro di una indagine della Commissione UE, aperta proprio nell’ambito del Digital Services Act.

L’indagine sta prendendo in esame le politiche e le pratiche che Meta prevede in relazione alla pubblicità ingannevole e ai contenuti politici sui suoi servizi.

Le potenziali violazioni oggetto di indagine riguardano proprio l’approccio della società di Mark Zuckerberg nell’affrontare le campagne di disinformazione e il “comportamento coordinato non autentico” nell’UE.

Unitamente alla mancanza di strumenti di terze parti efficaci per monitorare l’andamento delle elezioni.

Dal punto di vista della pubblicità, c’è da registrare le forti preoccupazioni mosse da organizzazioni come Access Now che lamenta il ritardo con cui la Commissione UE si è mossa. Un ritardo che potrebbe vanificare gli sforzi fatti.

Elezioni Europee 2024 e la IA

Tra gli obblighi imposti alle piattaforme vi è anche la necessità di dichiarare se i contenuti politici sono generati da IA, sebbene ciò sia gestito tramite autodichiarazione. Questo solleva preoccupazioni sulla trasparenza e sull’efficacia delle misure adottate.

Insomma il panorama delle prossime elezioni europee è profondamente influenzato dalla presenza della Generazione Z e dall’uso delle piattaforme digitali.

Con un numero sempre maggiore di giovani che si informa e partecipa attraverso i social media, il ruolo di queste piattaforme diventa cruciale non solo per provare a garantire un’affluenza maggiore. Ma anche per assicurare che le informazioni siano corrette e trasparenti.

La sfida, quindi, non è solo nel coinvolgere i giovani, ma anche nel proteggere la loro esperienza democratica dalle insidie della disinformazione e delle manipolazioni elettorali.

Le nuove normative europee, come il Digital Services Act e l’AI Act, rappresentano passi importanti in questa direzione, imponendo regole più stringenti alle big tech per una moderazione dei contenuti più efficace e trasparente.

Resta da vedere se queste misure saranno sufficienti a garantire un processo elettorale libero e sicuro in un contesto digitale sempre più dominante.

La partecipazione attiva dei giovani e la loro fiducia nelle istituzioni dipenderanno molto da come queste piattaforme sapranno rispondere alle nuove sfide poste dalla digitalizzazione e dall’intelligenza artificiale.

Le elezioni del 2024 potrebbero quindi segnare un punto di svolta non solo per la partecipazione politica dei giovani, ma anche per la maturazione di un ambiente digitale più sicuro e affidabile.

Un’opportunità che non possiamo permetterci di sprecare.

 

Franz Russo
Franz Russo
Franz Russo, fondatore, nel 2008, del blog InTime, ho collaborato con grandi aziende nazionali e internazionali, come consulente per strategie di comunicazione e come divulgatore. Da sempre impegnato nella comunicazione digitale, cerco di unire sempre una profonda passione per l’innovazione tecnologica a una visione olistica dell’evoluzione dei social media e degli strumenti digitali. Il mio percorso professionale in questo campo, iniziato nel 2007, è stato caratterizzato da un costante impegno nel raccontare e interpretare i cambiamenti nel panorama digitale. Il mio approccio si basa su un mix di analisi strategica, creatività e un profondo impegno per il racconto e la divulgazione.
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